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sabato 9 agosto 2008

tratto da "bergamo economia - luglio 2008"

Manager sull'orlo di una crisi di nervi? Venditori diventati troppo aggressivi? Ragionieri
alle prese con la sindrome del ragionieri Silvio Filini? O manager convinti di
non essere sufficientemente motivati o attivi sul lavoro? Fino a qualche anno fa, le soluzioni per tornare sereni e attivi sul lavoro prevedevano camminate sui carboni
ardenti o passaggi su ponti tibetani sospesi a mezz'aria sopra dei torrenti. Ma anche giornate di team building per rafforzare lo spirito di gruppo, praticando sport estremi e sopravvivendo
a prove di coraggio.
Adesso c'è una nuova tecnica e sulla scena si affaccia una nuova figura professionale, il coaching.
Parola ancora misteriosa, questo vocabolo inglese utilizzato nella conversazione quotidiana e da giornali e riviste, inizia a diffondersi nel - language business - italiano. Dizionario alla mano, coaching è tradotto solo con addestramento, formazione, allenamento, la sua radice - coach - è più ricca di significati. Termine maturato in ambito sportivo, il coach è innanzi tutto un allenatore, un supporto reale con il duplice ruolo di tecnico esperto dello sport in questione
ma anche motivatore, capace d'infondere ai suoi atleti l'energia, l'entusiasmo e la carica necessari al fine di migliorarne le prestazioni. Il coaching è la sua naturale evoluzione, già da anni conosciuto in America e nel mondo anglosassone, consiste in un intervento sulle aziende, attraverso un approccio con team di lavoro di numero ridotto o sul singolo dipendente, finalizzato ad ottimizzarne la performance personale. L'esigenza nasce dalla volontà di migliorare il rendimento di una persona o di un gruppo, che ci sia o no una situazione di crisi in atto. "Il coach è l'unica persona che ci conosce, ci riconosce e c'ispira -
afferma Giorgia
Marletta, personal coach che vive e opera a Bergamo
- Insieme a lui possiamo scoprire i veri obiettivi della nostra missione personale. E per farlo, deve risvegliarci mettendoci in contatto con le nostre convinzioni più profonde, cercando di stimolare tutte quelle capacità che abbiamo dentro di noi e che possono cambiare in meglio la nostra vita".
Possiamo scendere nei dettagli, cosa è realmente il
coaching?
"Prima di dire cosa è, è opportuno dire cosa non fa. E’ indispensabile chiarire che il coach non fa terapia né psicoterapia: il coach non cura, non insegna, non consiglia. Una delle cose più importanti che fa, la prima in assoluto, all'inizio delle sessioni, è stabilire in modo preciso lo scopo ed il risultato che il cliente vuole ottenere dal percorso di coaching previste. E' fondamentale per valutare se le sessioni di coach stanno dando i risultati previsti, per lo scopo voluto. Successivamente, il processo di coaching prosegue lavorando col cliente in modo da renderlo capace di sviluppare un livello di chiarezza maggiore rispetto all'argomento stabilito. A differenza
dei modelli formativi tradizionali, non cerca quindi d'infondere competenza e informazioni, ma accende tutte quelle potenzialità già presenti, dando modo di attingere ad esse per ottenere ciò che il cliente desidera".
Quali sono le sue peculiarità rispetto alle altre forme d'intervento?
"Due sono i presupposti di base. Prima di tutto, il coach è orientato e orienta i suoi interlocutori all'obiettivo, piuttosto che concentrarsi sul problema. L'attenzione del cliente è rivolta verso la meta da raggiungere, la distanza da questa meta è un aspetto che viene alla luce in un secondo momento. L'altro aspetto di questo processo è un'attenzione al presente, i latini direbbero hic et nunc, e al futuro prossimo piuttosto che al passato".
Possiamo considerarlo alla stregua di un personal trainer?
"Il personal trainer allena il proprio cliente a livello fisico - dal collo in giù -, allo stesso modo il personal coach allena il proprio cliente - coachee - dal collo in su. E' un allenamento dei muscoli caratteriali, delle risorse emozionali che ciascuno di noi possiede ma che spesso, cosi come un muscolo poco allenato, ci permettono di ottenere solo risultati insoddisfacenti e con un eccessivo dispendio d'energia. La potenzialità delle nostre risorse personali è unica, si tratta di talenti e doti che ci accompagnano fin dall'infanzia, con le capacità, conoscenze ed esperienze che abbiamo acquisito nell'arco della vita. Il coaching è un processo - one to one - attraverso il quale si guidano le persone alla scoperta del proprio potenziale sopito, perché possano dare il meglio di se in ambito personale e professionale".
Quali sono i campi in cui interviene un coach?
"Il coach è un'opportunità per esplorare nuovi confini, per superare i propri limiti, per puntare in alto, oltre ciò che da soli si riteneva impossibile. In una parola, riprendere in mano la vita a tutti i livelli. Per questo il coaching ha molteplici applicazioni e viene usato in vari campi, apparentemente molto diversi; in pratica, dovunque si voglia esprimere al meglio il potenziale umano per un autorealizzazione sia in ambito privato sia lavorativo. Quattro sono le modalità più diffuse di coaching. Il - Life coach - che supporta la persona nel raggiungimento d'obiettivi legati alla sfera personale, il coach sportivo che aiuta a creare le strategie mentali per supportare la performance fisica. Oltre a questi esiste la figura del - career coach - che supporta il cliente che vive momenti di crisi sul piano professionale (ad esempio perché ha perso l'entusiasmo nel lavoro, o vuole cambiare settore e luogo professionale) e in ultimo il coach manageriale, contestualizzato sulla vita professionale e sui risultati lavorativi".
Cosa s'intende per stress management?
"Spesso, nei momenti difficili, i colletti bianchi non riescono più a gestire scelte importanti, fanno fatica a riaffermare la propria leadership personale. Tutto diventa difficile: la capacità di relazionarsi con i clienti, di parlare in pubblico di gestire il tempo. Non è raro il caso in cui il manager non trovi il giusto equilibrio tra la vita personale e l'ambito professionale. Molti sono i motivi che guidano i manager a rivolgersi a noi: per definire e ridefinire il proprio ruolo in azienda e nell'ambiente di lavoro, la capacità di focalizzazione costante su aree di competenze vecchie e nuove e la flessibilità nell'incorporare un nuovo sistema di principi e valori. Lavoriamo per aumentare la propria efficacia, aiutandoli a rimuovere barriere mentali per identificare le proprie potenzialità principali".
Che cosa rende le persone eccellenti?
"E' d'obbligo, a questo punto, una precisazione: quando parlo di vincere o raggiungere il successo non mi riferisco necessariamente al raggiungimento di fama, ricchezza economica e potere Personale. Questi sono alcuni stereotipi di successo in voga nella società occidentale. Parlando di successo intendo piuttosto la massima realizzazione dei desideri più profondi e sinceri di una persona, qualsiasi essi siano. Per alcuni potranno effettivamente essere quelli appena citati, per altri saranno totalmente diversi, non importa. Ciascuno é in grado di decidere e valutare cosa sia, per se stesso, il vero successo personale. Il coach, infatti, prende in considerazione le caratteristiche personali e guida il coachee al raggiungimento d'obiettivi con i propri strumenti, lasciando completamente la decisionalità e l'azione alla persona in coaching".
Ci faccia un esempio d'eccellenza.
"Novecento nel film di Tornatore - La leggenda del pianista sull'oceano - rappresenta un bellissimo esempio d'eccellenza. Tutti noi possiamo essere eccellenti quando riusciamo a fare le cose bene e lo facciamo con naturalezza, manifestando gioia ed entusiasmo per quello che facciamo. Non ci sono dubbi, sul fatto che elementi come la disciplina, la libertà e l'entusiasmo siano necessari per essere eccellenti e per sviluppare l'eccellenza. La disciplina sta nel lavoro, nella ripetizione e nella perseveranza, che a volte sembra non dover finire mai. L'elemento libertà si trova nella pulsione irrefrenabile di voler dare forma in modo personale a ciò che ci circonda. Una specie di libertà che vuole allo stesso tempo seguire delle regole e combatterle; navigare controcorrente e lasciarsi trasportare. E, in fine, c'è l'entusiasmo che è presente inevitabilmente nell'amore per la propria abilità principale".

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